Un buon catechista lascia la traccia di quello che semina e della persona che ha seminato

Pubblicato giorno 13 settembre 2022 - Articoli

«Vi prego: non stancatevi mai di essere catechisti. Non di “fare la lezione” di catechesi. La catechesi non può essere come un’ora di scuola, ma è un’esperienza viva della fede che ognuno di noi sente il desiderio di trasmettere alle nuove generazioni. Certo, dobbiamo trovare le modalità migliori perché la comunicazione della fede sia adeguata all’età e alla preparazione delle persone che ci ascoltano; eppure, è decisivo l’incontro personale che abbiamo con ciascuno di loro. Solo l’incontro interpersonale apre il cuore a ricevere il primo annuncio e a desiderare di crescere nella vita cristiana con il dinamismo proprio che la catechesi permette di attuare».

Con queste parole Papa Francesco ha esortato i partecipanti al Congresso internazionale dei catechisti che si è svolto sabato, rivolgendosi intenzionalmente ai presenti (quindi anche a vescovi, sacerdoti, consacrati e consacrate) come fossero tutti catechisti. Lo scopo della catechesi, che il pontefice ha sottolineato essere una tappa privilegiata dell’evangelizzazione, è quello di rendere visibile e tangibile la persona di Gesù Cristo, per giungere a incontrarlo e permettere che Lui cresca in noi. Per fare ciò, occorre tenere sempre ben presente il vero e unico comandamento della vita nuova: Amatevi gli uni gli altri come io ho amato (cfr Gv 15,12). Il Papa ha poi ricordato alcune più o meno recenti novità: il Direttorio per la catechesi, utile per comprendere in quale modo percorrere questo itinerario e come rinnovare la catechesi nelle diocesi e nelle parrocchie, e il ministero di catechista, frutto di una vocazione che può svolgere un grande ruolo nella comunità cristiana. Il discorso si è chiuso con un ricordo personale di Papa Francesco sulla sua esperienza con i catechisti:

«C’è una suora che dirigeva il gruppo delle catechiste; a volte insegnava lei, a volte due brave signore, ambedue si chiamavano Alicia, le ricordo sempre. E questa suora ha messo le fondamenta della mia vita cristiana, preparandomi alla Prima Comunione, nell’anno ’43-’44… Credo che nessuno di voi fosse nato in quel tempo. Il Signore mi ha fatto anche una grazia molto grande. Era molto anziana, io ero studente, stavo studiando fuori, in Germania, e finiti gli studi sono tornato in Argentina, e il giorno dopo lei morì. Io ho potuto accompagnarla quel giorno. E quando ero lì, pregando davanti alla sua bara, ringraziavo il Signore per la testimonianza di questa suora che ha passato la vita quasi soltanto a fare catechesi, a preparare bambini e ragazzi per la Prima Comunione. Si chiamava Dolores. Mi permetto questo per dare testimonianza che, quando c’è un buon catechista, lascia la traccia; non solo la traccia di quello che semina, ma la traccia della persona che ha seminato».